Feature 3

10/07/17

luglio 10, 2017

Il capo dei capi dei cartelli della droga messicani, Joaquín "El Chapo" Guzmán, è stato arrestato mentre si trovava in un hotel di Mazatlán, in Messico. 

La cattura sarebbe il risultato di un'operazione congiunta tra la polizia messicana e quella statunitense. Boss del cartello di Sinaloa, protagonista della terribile guerra che da anni sta martoriando il paese, El Chapo (letteralmente il tappo, il nanerottolo), all'anagrafe Joaquín Archivaldo Guzmán Loera, era quasi un signor nessuno quando il 19 gennaio 2001 riuscì a evadere attraverso tre livelli del carcere di massima sicurezza di Puente Grande (nello stato messicano di Jalisco), dentro un carro di biancheria sporca, coperto da lenzuola e da un materasso. Così attraversò la soglia del parcheggio - o la porta principale, secondo un'altra versione - e scappò da una delle prigioni in teoria più sicure del mondo. 
Non era famoso, non vantava una grande fortuna né un grande prestigio: un tipo pienotto, bassino, che non era riuscito a sfuggire alla polizia nelle acque del Suchiate, alla frontiera tra Messico e Guatemala, catturato da un agente della polizia migratoria, incapace di sparare un solo colpo in sua difesa e consegnato alla polizia messicana come l'ennesimo narcos. Un capo con un discreto livello di pericolosità - senza dubbio -, che esercitava un certo controllo sul trasferimento della cocaina verso gli Stati Uniti (primi consumatori di droghe al mondo), però con un così basso profilo che veniva considerato assolutamente gestibile. In sintesi, quasi un signor nessuno, che però non si nascose davanti alle telecamere: in manette e (in teoria) sconfitto, alzò la testa e guardò fisso gli obiettivi. Quando evase dal carcere di Puente Grande, grazie alla complicità di almeno 15 guardie carcerarie che gli permisero di passare i sei punti di controllo per arrivare al parcheggio, (si scoprirà poi che El Chapo spendeva 5 milioni di dollari al mese in mazzette), era letteralmente in mutande. Tredici anni dopo, la sua biografia è diventata tutt'altro che noiosa. Non è più un signor nessuno, oggi è il personaggio principale dei "narcocorridos" (canzoni popolari messicane che narrano le gesta dei narcos), e, soprattutto, era l'uomo più ricercato al mondo sia in America (del Nord e del Sud), che in Europa fino ad arrivare in Australia. 

«Dai piedi alla testa è solo un uomo piccolo in altezza, ma è dalla testa al cielo che io calcolo la sua grandezza. Lui è il migliore tra i migliori e chi non ci crede ne stia fuori, ha conosciuto la miseria, la ricchezza, rispetta chi lo rispetta e giustizia chi lo disprezza». questa strofa è solo un esempio delle numerose canzoni dedicate al Chapo, al quale si allude in più centinaia di migliaia di canzoni ascoltate dal Pacifico fino alla Patagonia Argentina. Raccontano la sua storia, di come riuscì a scappare dal carcere e a costruire il suo impero. Non tutti esaltano la sua figura, alcuni lo accusano di avere cominciato una guerra assurda, altri addirittura negano che sia mai esistito. In molti affermano che dietro la produzione di questo tipo di musica ci sia sempre lui, uno dei pochi giri d'affari legali che comunque produce un ulteriore introito. 
Circondato da leggende che narrano la sua storia El Chapo, 56anni, sei figli ufficiali e tre mogli, l’ultima sposata appena diventata maggiorenne in una cerimonia a cui hanno partecipato diversi politici e ufficiali di polizia locali, ha nel tempo rafforzato la struttura della sua holding di narcotraffico, creando franchising e laboratori negli Stati Uniti, in Europa e recentemente anche in Asia, a Hong Kong. Durante il 2001, anno della sua fuga, ha stipulato alleanze con altri grandi capi del narcotraffico fino a trasformare la mappa mondiale del traffico di droga. Per la Procura Generale della Repubblica (PGR), El Chapo opera su tutto il territorio messicano. Per l'Europol (l'ufficio di polizia europeo), è riuscito a penetrare in Europa e in Oceania. Per le autorità di Hong Kong, El Chapo avrebbe stretto rapporti con le due Triadi (le organizzazioni criminali locali) più potenti: la 14K e la Sun Yee On, con base in Hong Kong, Taiwan e Cina. 

Gli affari del Chapo, invece di risentire della guerra alla droga dichiarata dall'ex presidente Felipe Calderón (2006-2012) che ha causato più di centomila morti e migliaia di desaparecidos (scomparsi), si sono rafforzati. Se si osservano i numeri riportati dalla PGR si può vedere come i più grossi colpi non vennero dati alla sua organizzazione. Oppure era già talmente potente - e con tante persone sul suo libro paga - che riuscì a resistere agli attacchi. Fatto sta che l'Istituto Federale di Accesso alle Informazioni (Infomex) rivela che gli arrestati di quel periodo furono piuttosto i nemici del "Chapo". Nonostante la guerra, quindi, il capo dei capi continuò la sua vita più o meno tranquillamente. Secondo quanto diffuso da Wikileaks tempo fa, l'ex segretario alla Difesa messicano, il generale Guillermo Galván Galván, aveva riferito ad alcuni diplomatici Usa che Guzmán era in grado di andare e tornare da almeno 10-15 punti del mondo per evitare di essere catturato. Intorno a lui, una forza speciale di 300 uomini e donne. 
I metodi per imporre la presenza della sua organizzazione vanno dall'omicidio di funzionari pubblici, al controllo a distanza di paesi, città e stati in tutto il Messico e replica lo stesso schema in Sudamerica, negli Usa e in Australia. Un suo profilo criminologico scritto da esperti della PGR lo ritrae come un tipo "seduttore e protettivo", capace di creare "relazioni di fiducia" e in questo modo garantirsi il successo della struttura societaria; un uomo che non perdona i suoi nemici e non vacilla al momento di rompere alleanze. È solidale con tutti, riesce a infondere negli altri una sensazione di timore reverenziale a tal punto che è difficile che qualcuno si ribelli o che lo contraddica. Al momento di vendicarsi, rimane freddo e lucido: «uno dei suoi punti di forza è riuscire a gestire la frustrazione, e per questo le sue vendette non sono di una persona impulsiva. La sua risposta è freddamente calcolata», riporta il profilo. Come nella tortura della goccia cinese, El Chapo indebolisce un po' alla volta i suoi avversari per poi dare loro il colpo di grazia dopo averli fatti soffrire a lungo. 

Raccontano che El Chapo si nascose per anni da qualche parte nella Sierra Madre Occidentale, dove si poteva arrivare a cavallo dopo otto ore di viaggio o in aereo. Lì è nato il 4 aprile del 1957, imparando ad andare scalzo tra colline ripide e spinose. Un ragazzo semplice, che nel 1980, ad appena 23 anni e con solo la licenza elementare, ha fondato il cartello della droga diventato rapidamente il più potente, cosa che gli ha permesso in poco tempo di togliere il monopolio dello spaccio ai colombiani. È diventato un uomo feroce, che però non rinuncia a mangiare nel suo ristorante preferito. La leggenda racconta infatti che, nel 2007, entrò in un ristorante a Culiacán – città nel Messico nordoccidentale, la più grande dello stato di Sinaloa – e senza fare troppe sceneggiate mandò i suoi scagnozzi a confiscare i cellulari di tutti i presenti. Una volta in possesso dei telefoni, El Chapo mangiò con grande serenità e appena finito restituì soddisfatto i cellulari e pagò il conto all’intero ristorante. Lo stesso uomo che andò, senza maschere, al funerale di suo figlio - ucciso a 22 anni - e pianse davanti a tutti.
Dopo l'uccisione di Osama Bin Laden, capo di Al Qaeda, El Chapo divenne il ricercato numero uno per le polizie di tutto il mondo, più di Semion Mogilevich, capo della mafia russa, o Matteo Messina Denaro, il capo dei capi di Cosa Nostra. Nel 2009, la rivista Forbes aveva calcolato che la fortuna accumulata da Guzman ammontava a più di un miliardo di dollari e lo aveva inserito nella lista delle persone più ricche del mondo (il primo capo narcos che venne inserito nella lista fu Pablo Escobar). Da allora la pubblicazione lo ha inserito ogni anno tra i più ricchi del mondo, almeno fino al 2013. E, poiché nella lista rientrano solo coloro che posseggono più di un miliardo di dollari, gli affari del Chapo erano stati meno redditizi che in passato. Ma c'è un'altra lista in cui Guzman era stato inserito: da mesi ormai era considerato il "nemico pubblico numero uno" della storia di Chicago, superando addirittura Al Capone. «Nessun criminale merita questo titoli più di Guzmán Loera, per il suo potere nefasto e la sua crudeltà spietata. A confronto, Al Capone sembra un dilettante», ha dichiarato il presidente della Commissione contro il Crimine Usa, J.R. Davis. La domanda però è un'altra. Che ci faceva El Chapo a Chicago? Perché gli interessava tanto? Semplice, Chicago era la base che utilizzava per trasportare la droga in Australia, dove non solo è il principale distributore di cocaina ma ha anche elaborato nuovi procedimenti per creare droghe sintetiche. 

Fino a oggi, la taglia sulla sua testa messa dall'FBI era di cinque milioni di dollari. In Messico, valeva 30 milioni di pesos (più di due milioni di dollari). Nessuno l'ha mai denunciato.mafiaevolutionfilm.net

0 commenti:

Posta un commento