A Napoli si è discusso in un convegno sulla legalizzazione di droghe leggere e magistrati e medici pensano che possa allontanare i ragazzi dalla criminalità organizzata
Un partito della legalizzazione delle droghe leggere, composto da medici, politici e magistrati.
Questo nasce a Napoli dove ogni giorno gang di giovanissimi
creano le "paranze dei bambini" dove i più giovani si ammazzano per
conquistare fett di territorio per lo spaccio.
Ora, come riporta La Repubblica, il dibattito si sposta al convegno "Prima (invece) di punire", organizzato dall'associazione "Not Dark Yet" dove il procuratore nazionale della Dda Franco Roberti ha lanciato un'apertura per la coltivazione di droghe leggere:"Siamo favorevoli a una disciplina che attribuisca ai Monopoli di Stato, in via esclusiva la coltivazione, lavorazione e vendita della cannabis e dei suoi derivati. Siamo però radicalmente contrari alla previsione di autorizzare la coltivazione della cannabis ai privati".
Henry John Woodcock, pm di punta della procura di Napoli, ribadisce come la legalizzazione sia una scelta obbligata e che è solo, ormai, una questione di tempo. Poi lancia una scommessa, "quella di immaginare, di sognare che le straordinarie energie, che questi ragazzi mettono in quella che adesso è un'attività illecita, possano essere in qualche modo sfruttate per attività diventate legali".
E Nicola Quatrano, giudice di Mani pulite, accusa: "In Parlamento giace la proposta sulla legalizzazione della cannabis come strumento di riduzione dell'area di illegalità e degli spazi per la criminalità organizzata. Il proibizionismo di fronte a certi problemi sociali, che non si riescono a eliminare, è la risposta peggiore perché si rinuncia a governarli, rigettandoli nella sfera dell'illegalità e accrescendo l'insicurezza. Se si riporta il tema nella legalità e si regolamenta l'uso delle droghe leggere ciò consentirà di governare il fenomeno".
Mentre intanto il presidente dell'Anac Rffaele Cantone vede nella legalizzazione un modo per impedire ai ragazzi di entrare in contatto con la criminalità organizzata.
Ora, come riporta La Repubblica, il dibattito si sposta al convegno "Prima (invece) di punire", organizzato dall'associazione "Not Dark Yet" dove il procuratore nazionale della Dda Franco Roberti ha lanciato un'apertura per la coltivazione di droghe leggere:"Siamo favorevoli a una disciplina che attribuisca ai Monopoli di Stato, in via esclusiva la coltivazione, lavorazione e vendita della cannabis e dei suoi derivati. Siamo però radicalmente contrari alla previsione di autorizzare la coltivazione della cannabis ai privati".
Henry John Woodcock, pm di punta della procura di Napoli, ribadisce come la legalizzazione sia una scelta obbligata e che è solo, ormai, una questione di tempo. Poi lancia una scommessa, "quella di immaginare, di sognare che le straordinarie energie, che questi ragazzi mettono in quella che adesso è un'attività illecita, possano essere in qualche modo sfruttate per attività diventate legali".
E Nicola Quatrano, giudice di Mani pulite, accusa: "In Parlamento giace la proposta sulla legalizzazione della cannabis come strumento di riduzione dell'area di illegalità e degli spazi per la criminalità organizzata. Il proibizionismo di fronte a certi problemi sociali, che non si riescono a eliminare, è la risposta peggiore perché si rinuncia a governarli, rigettandoli nella sfera dell'illegalità e accrescendo l'insicurezza. Se si riporta il tema nella legalità e si regolamenta l'uso delle droghe leggere ciò consentirà di governare il fenomeno".
Mentre intanto il presidente dell'Anac Rffaele Cantone vede nella legalizzazione un modo per impedire ai ragazzi di entrare in contatto con la criminalità organizzata.
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