Circa
cento militari (tra carabinieri, polizia, guardia di finanza e vigili
del fuoco) per sgomberare 400 immigrati che alloggiavano nella
baraccopoli di Rignano Garganico, nel foggiano.
Già balzata agli onori della cronaca per liti tra
extracomunitari che hanno portato anche a episodi delittuosi. Come il 28
luglio dello scorso anno quando morì un cittadino malese di 34 anni
accoltellato da un cittadino della Costa d'Avorio.
Quello di Rignano è chiamato il “Gran Ghetto” per la sua ampiezza rispetto ad altri più piccoli, ma non meno pericolosi, sempre nella provincia di Foggia come il ghetto dei bulgari o quello di Borgo Mezzanone. Nel primo, durante l'ondata di gelo che ha investito la Puglia a gennaio, c'erano i bambini che a piedi nudi camminavano sulla neve e nel secondo una giovane donna è stata trovata arsa viva sulla terra. Situazioni al limite della realtà, al di là delle regole. Così Rignano, con le sue baracche di legno e plastica oggi è stata sgomberata. Le indagini sul posto sono iniziate esattamente un anno fa e la direzione distrettuale antimafia di Bari avanza, inoltre, l'ipotesi che in questa baraccopoli possano esserci infiltrazioni criminali.
Il problema, però rimane. Adesso queste persone dove andranno a vivere? Se dovessero nascondersi davvero tra loro dei criminali, questi rimarrebbero comunque liberi di agire. Forse, dopo lo sgombero, ci vorrebbero dei piani di azione più precisi, di integrazione o inserimento nel mondo del lavoro visto che la maggior parte di quegli immigrati è nella morsa del caporalato.
Quello di Rignano è chiamato il “Gran Ghetto” per la sua ampiezza rispetto ad altri più piccoli, ma non meno pericolosi, sempre nella provincia di Foggia come il ghetto dei bulgari o quello di Borgo Mezzanone. Nel primo, durante l'ondata di gelo che ha investito la Puglia a gennaio, c'erano i bambini che a piedi nudi camminavano sulla neve e nel secondo una giovane donna è stata trovata arsa viva sulla terra. Situazioni al limite della realtà, al di là delle regole. Così Rignano, con le sue baracche di legno e plastica oggi è stata sgomberata. Le indagini sul posto sono iniziate esattamente un anno fa e la direzione distrettuale antimafia di Bari avanza, inoltre, l'ipotesi che in questa baraccopoli possano esserci infiltrazioni criminali.
Il problema, però rimane. Adesso queste persone dove andranno a vivere? Se dovessero nascondersi davvero tra loro dei criminali, questi rimarrebbero comunque liberi di agire. Forse, dopo lo sgombero, ci vorrebbero dei piani di azione più precisi, di integrazione o inserimento nel mondo del lavoro visto che la maggior parte di quegli immigrati è nella morsa del caporalato.
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