È la scoperta di un’équipe di scienziati brasiliani: l’uso di internet e, in generale, delle tecnologie digitali avrebbe effetti positivi sulla memoria e sulle capacità cognitive
Qualcuno sostiene ci renda più superficiali, meno attenti, più introversi. Ma, fortunatamente, pare ci sia un rovescio della medaglia: Internet fa bene al cervello. E in particolare alla memoria. Lo sostengono gli scienziati della Universidade do Sul de Santa Caterina, in Brasile, in uno studio appena pubblicato su Journal of Gerontology: “L’alfabetizzazione digitale”, scrivono nelle conclusioni dello studio, “potrebbe aiutare a ridurre il declino cognitivo tra le persone di età compresa tra 50 e 89 anni”.
Per scoprirlo, l’équipe, guidata da André J. Xavier, ha analizzato 6.442 volontari nel corso di otto anni. I partecipanti hanno compilato periodicamente un questionario relativo all’utilizzo di Internet e dell’e-mail e hanno eseguito un test di memoria basato sul ricordi di parole lette o ascoltate in precedenza. Gli scienziati hanno scoperto una correlazione tra l’utilizzo degli strumenti tecnologici (la cosiddetta alfabetizzazione digitale, per l’appunto) e i risultati del test di memoria: i partecipanti che usavano meno Internet e l’e-mail hanno peggiorato le proprie prestazioni nel corso del tempo, mentre gli altri sono migliorati.
L’effetto, naturalmente, è stato osservato al netto di altri fattori, come età e status socio-economico. Anche i soggetti con funzioni cognitive relativamente basse all’inizio dello studio (quelli, per esempio, che già soffrivano di problemi legati all’invecchiamento) hanno riportato gli stessi miglioramenti. “Si tratta del primo grande studio che dimostra che essere digitalmente alfabetizzati migliora la memoria” e che le nazioni che promuovono l’alfabetizzazione digitale “possono aspettarsi tassi di incidenza più bassa per le demenze nel corso dei prossimi decenni”.
Xavier, commentando i risultati dello studio a Op-Talk, una rubrica del New York Times, ha spiegato che l’effetto benefico della rete è dovuto al fatto che “il cervello impara a usare nuovi strumenti e interagire con altri cervelli. La nostra memoria non è solamente ‘interna’: è nell’interazione, nella vita quotidiana, nel vedere e parlare con altre persone”. L’uso di Internet, dunque, potrebbe essere un modo per consolidare i collegamenti esistenti e formarne di nuovi: “Alfabetizzazione digitale”, conclude Xavier, “vuol dire nuovi contatti, nuovi orizzonti, nuove interazioni”. Che, di sicuro, al cervello male non fanno.
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