Praticata da millenni in Cina, ecco le sue labili (e non scientifiche) basi
L’agopuntura è stata definita un eccezionale placebo scenico, ma ammesso che non vi dispiaccia diventare dei puntaspilli, possiede un pregio non da poco: se eseguita da personale competente, oggi la sua pratica sembra abbastanza sicura, e le vittime più frequenti che miete sono il senso critico e il portafoglio. Non si può dire lo stesso invece del più ampio calderone di superstizioni da cui l’agopuntura proviene, cioè la cosiddetta medicina tradizionale cinese (Mtc).
Questa medicina popolare è praticata in Cina da millenni ed è stata quindi definita molto, ma molto, prima che nascesse la scienza sperimentale, per non parlare di quando quest’ultima cominciasse a essere applicata alla medicina. La medicina tradizionale cinese è invece indissolubilmente legata ad alcuni fra i più importanti capisaldi della filosofia cinese, in particolare il Qi (ogni essere vivente è definito da questa energia vitale invisibile e non misurabile oggettivamente), la dottrina dello Yin e Yang (ogni entità è mutevole e trae origine dalle energie contrapposte in cui si differenzia il Qi) e delle Cinque fasi (l’Universo è definito da cinque stati fondamentali che, neanche a dirlo, cambiano l’uno nell’altro secondo precise relazioni).
Applicando questi concetti filosofici al corpo umano, le malattie non sarebbero altro che il risultato di uno sbilanciamento, una mancata armonia tra le energie grazie alle quali, secondo la medicina tradizionale cinese, esistiamo. In pratica si tratta della versione orientale di un’altra teoria prescientifica, quella umorale, ideata nientemeno che dal padre della medicina, Ippocrate.
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