La
pena originaria per l'uomo che aveva istigato il figlio a uccidere un
immigrato era di 21 anni ma il titolo di reato è stato modificato da
concorso anomalo in omicidio volontario a concorso in omicidio
preterintezionale
La
pena originaria per l'uomo che aveva istigato il figlio a uccidere un
immigrato era di 21 anni ma il titolo di reato è stato modificato da
concorso anomalo in omicidio volontario a concorso in omicidio
preterintezionale
È
stato condannato a dieci anni si carcere un uomo che, nel 2014, aveva
istigato il figlio di 17 anni a picchiare fino a uccidere un immigrato pakistano di 28.
La corte d'Appello di Roma ha
riconosciuto la colpevolezza di Massimiliano Balducci, per l'omicidio di
Khan Muhammad Shahzad, avvenuto il 19 settembre 2014 in via Lodovico
Pavoni, zona Marranella-Tor Pignattara. La pena originaria era di 21
anni ma il titolo di reato è stato modificato da concorso anomalo in
omicidio volontario a concorso in omicidio preterintezionale
e questo ha determinato una riduzione. Massimiliano Balducci è stato
condannato al risarcimento dei danni nei confronti del padre, della
madre, della moglie e del figlio di Shahzad, rappresentati dagli
avvocati di Progetto Diritti Mario Angelelli e Arturo Salerni.
Gli avvocati dell’associazione Progetto Diritti, ricorda Romatoday, hanno rappresentato la famiglia di Shahzad che si era costituita parte civile nel processo al padre dell’omicida. Nel gennaio 2016, in occasione della presentazione del libro di Giuliano Santoro "Al palo della morte” (Ed Alegre), l’associazione ha promosso un dibattito, insieme anche a rappresentanti delle comunità pakistana e bengalese, dal titolo “Shahzad, uno di noi. L’omicidio di Shahzad a Tor Pignattara: diversità, conflitti e convivenza".
Gli avvocati dell’associazione Progetto Diritti, ricorda Romatoday, hanno rappresentato la famiglia di Shahzad che si era costituita parte civile nel processo al padre dell’omicida. Nel gennaio 2016, in occasione della presentazione del libro di Giuliano Santoro "Al palo della morte” (Ed Alegre), l’associazione ha promosso un dibattito, insieme anche a rappresentanti delle comunità pakistana e bengalese, dal titolo “Shahzad, uno di noi. L’omicidio di Shahzad a Tor Pignattara: diversità, conflitti e convivenza".
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