La missione dell’Esa è a un punto fondamentale: la sonda ha raggiunto la sua cometa, che presto abborderà
Rosetta ce l’ha fatta. Oggi, 6 agosto 2014, a otto mesi dal suo “Hello World”, la sonda spaziale made in Esa Rosetta raggiunge finalmente il suo obiettivo: raggiungere la massima vicinanza con la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko per studiarne con precisione le caratteristiche. La fine di un percorso lungo dieci anni. L’inseguimento di Rosetta, infatti, non ha precedenti e che è possibile ripercorrere giorno per giorno grazie al tool interattivo dell’Esa. È l’inizio di una nuova era per l’esplorazione delle comete. La sonda infatti, ora che le dieci manovre di avvicinamento si sono concluse, seguirà le sorti della cometa Churyumov-Gerasimenko lungo la sua rotta verso il Sole, finché a novembre vi si ancorerà fisicamente.Perché una cometa
Rosetta ha lasciato definitivamente la Terra il 2 marzo 2004, dopo ben due tentativi falliti. Il suo obiettivo era fin dall’inizio entrare nell’orbita di 67P/Churyumov-Gerasimenko, la cui esistenza è stata scoperta casualmente nel 1969.
Perché una cometa? La ragione è semplice: aiuterà a comprendere meglio i meccanismi alla base della formazione dei corpi celesti nel Sistema solare. Le domande che gli scienziati si pongono, infatti, riguardano l’origine di una cometa e se ci sia un collegamento tra gli elementi di cui è composta e la materia interstellare. Il punto di partenza ideale per risalire alle origini del nostro Sistema solare. Dopo aver raggiunto l’orbita della cometa, infatti, il prossimo passo di Rosetta sarà atterrarvi (grazie al lander Philae) e studiarne il cuore, determinando le componenti chimiche di cui è composto e i suoi tempi di sviluppo.
Perché si chiama Rosetta
Il nome di Rosetta non è stato scelto a caso, ma si riferisce proprio alla celebre stele. Come la pietra scoperta nel 1799, che offrì una chiave di lettura per comprendere i geroglifici, la sonda Rosetta si spera aiuterà a decifrare una volta per tutte i misteri della formazione del nostro Sistema solare.
Difficoltà in partenza
La storia di Rosetta è iniziata già in ritardo: originariamente la partenza sarebbe dovuta essere il 12 gennaio 2003, con lo scopo di raggiungere la cometa 46P/Wirtanen nel 2011. Il primo intoppo però arrivò alla fine del 2002, quando Ariane 5, il lanciatore Esa che doveva portare Rosetta nello Spazio, fallì il lancio. L’Esa dunque fissò una seconda partenza per Rosetta un anno dopo, nel gennaio 2004, ma ancora una volta problemi tecnici posticiparono la missione. Finalmente, il 2 marzo 2004, Rosetta si staccò dal suolo terrestre alla volta di un’altra cometa, 67P/Churyumov-Gerasimenko.
Il lungo viaggio
Rosetta ha trascorso la maggior parte della sua vita in viaggio, sorvolando la Terra – il primo flyby è del 2005, il secondo del 2007 e il terzo del 2009 ,– asteroidi come 2867 Šteins nel 2008 e 21 Lutetia nel 2010, e addirittura Marte nel febbraio 2007. Un viaggio che si è interrotto, come previsto, nel luglio 2011, quando Rosetta si è addormentata nello Spazio profondo, per risvegliarsi solo quando la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko avrebbe cominciato ad avvicinarsi. E così, il 20 gennaio 2014, la sonda è uscita dalla fase di ibernazione, durata quasi tre anni, e ha lanciato il suo segnale verso la Terra, annunciato tramite l’account twitter @ESA_Rosetta, con la frase “Hello, World!”.
Cosa ha scoperto finora
Negli ultimi otto mesi dal suo nuovo saluto al mondo, Rosetta si è dedicata totalmente allo studio della cometa, oltre a fornirci le sue prime immagini a 360 gradi, grazie al sistema di imaging scientifico Osiris (Infrared Remote Imaging System).
Ha così scoperto che in ogni secondo 67P/Churyumov-Gerasimenko rilascia l’equivalente di due piccoli bicchieri di acqua nello Spazio. Anche in un ambiente molto lontano dal Sole, 583 milioni di chilometri, dove fa assai freddo. Come riportato sulla pagina dell’Esa dedicata alla missione, afferma . “A questo ritmo – scrive Sam Gulkis, ricercatore al Jet Propulsion Laboratory della Nasa, sulla pagina Esa dedicata alla missione – la cometa potrebbe riempire l’equivalente di una piscina olimpionica in circa 100 giorni”.
Altre novità riguardano la temperatura della cometa: è decisamente troppo calda perché possa essere coperta di ghiaccio. Usando il sensore per raccogliere la luce infrarossa emessa da tutta cometa, infatti, gli scienziati hanno determinato che la sua temperatura superficiale media è di circa -70°C, dai 20 ai 30°C in più rispetto a quanto era stato previsto. Questo suggerisce che gran parte della sua superficie debba essere polverosa.
Quello che ci aspetta
Il vero contributo di Rosetta, però, deve ancora essere scritto nella storia della scienza. L’occhio di Rosetta, lo spettrometro Virtis (Visible InfraRed and Thermal Imaging Spectrometer), di costruzione italiana, avrà il compito nel prossimi mesi di individuare il punto esatto della superficie della cometa su cui far atterrare il lander per cominciare l’effettiva esplorazione. A bordo della sonda poi vi è un altro strumento made in Italy, Giada (Grain Impact Analyser and Dust Accumulator), che avrà il compito di analizzare le polveri e piccoli grani di materiale presente nella chioma della cometa.
A questo punto è proprio il momento di festeggiare. Il prossimo appuntamento sarà a novembre 2014.
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