Feature 3

04/02/17

febbraio 04, 2017

Nei salotti della mala il secondo nome è d'obbligo. Il nomignolo spesso è una presa in giro o ricalca una particolare caratteristica fisica. Ma c'è anche chi l'epiteto l'ha conquistato 'sul campo di battaglia'

Da ragazzino era uno specialista nello sfondare porte e finestre. Per questo Leo Morabito è diventato per gli amici “Scassa porte”. Questa stravagante passione, con gli anni, è scemata. Si è concentrato sulla carriera, tanto che secondo gli investigatori, è diventato un importante esponente della 'ndrina Morabito di Africo, in provincia di Reggio Calabria.
Ci sono boss della mafia che hanno conquistato punti di onore sul campo. Guadagnarsi il rispetto degli affiliati vuol dire spesso sobbarcarsi per tutta la vita il peso di un nomignolo. I soprannomi vengono assegnati sulla base di caratteristiche fisiche, qualità militari, doti manageriali o di comando, spiccata cattiveria o sembianze animali. Anche un'azione leggendaria, o una ferita in battaglia, può trasformarsi in segno di riconoscimento che specificano l'identità del capobastone. Così Luigi Abbate, un tempo leader della famiglia del Borgo Vecchio di Palermo, è per tutti Gino il mitra. Il motivo di tale soprannome non è difficile da immaginare. E non è da meno Enzuccia 'a terrorist, cioè Enza D'Errico del gruppo camorrista casertano dei Belforte.




La fiction Gomorra ha sdoganato i soprannomi dei camorristi: 'O Track, Spiderman, l'Immortale, Puparuolo. In realtà l'alias dato al malavitoso è un'usanza antica e vale per tutte le organizzazioni mafiose. In Sicilia e Calabria per esempio è un'ossessione, e una moda, darsi un nick name. Così a Palermo dietro Ciliegino, Chiù Chiù, Ciack, Pacchiuneddu (bel ragazzo), Mercedes, Elfantino, si nascondo mafiosi sanguinari e giovani leve che asfissiano l'economia locale.

Da Bernardo Provenzano, Binnu u tratturi (perché da dove passava lui non cresceva più l'erba), a Totò Riina (u Curtu), fino a Matteo Messina Denaro "Diabolik", il super latitante, il secondo nome è d'obbligo tra gli uomini d'onore. Nella maggior parte dei casi però contrastano con l'immagine di superuomini che si sono costruiti nell'arco della carriera criminale. Il pentito di Cosa nostra Giovanni Brusca era detto il Verro, e Franco Pugliese, imprenditore legato ai clan di Isola Capo Rizzuto (coinvolto nell'inchiesta Fastweb e sui voti all'ex senatore Di Girolamo), è noto nei salotti della mala con il poco lusinghiero “Culu musciu”.

C'è poi il padrino che ha ereditato dal capofamiglia l'abilità nello sparare, la dote più importante per un mafioso. Giuseppe Morabito, infatti, re incontrastato della 'ndrangheta, è il Tiradritto. Fiero dell'anziano pistolero è suo nipote, lil calciatore Giuseppe Sculli che ha ripetuto più volte di essere orgoglioso di suo nonno: «Vergognarmi? Per me non ha fatto niente di male».

A San Luca invece è nato il boss Francesco Strangio, a capo dell'omonima 'ndrina che nel 2007 fu protagonista della strage di Duisburg, in Germania. Strangio è conosciuto come “Ciccio Boutique”, per gli interessi in alcuni negozi di abbigliamento. Sul fronte opposto, e suo acerrimo nemico, c'è il giovanissimo Francesco Pelle, detto “Ciccio Pakistan”, per i caratteri somatici tipici dell'etnia Panjabi.

E poi ci sono loro: i Gambazza. Custodi dell'ordine 'ndranghetista. Il vecchio capo si chiamava Antonio Pelle, 'Ntoni Gambazza appunto. Nelle occasioni formali diventava anche il Prefetto o il Patriarca. Blasone che ricorda un po' l'altisonante "Papa" di Cosa nostra, ovvero lo storico capo mafia Michele Greco. Il Gambazza oltre ad avere raggiunto il punto più alto di comando dell'organizzazione (il Patriarca è stato capo del Crimine, l'organo di vertice dell'organizzazione calabrese), è stato un sarto eccezionale nel cucire relazioni con i potenti: servizi segreti, magistrati, forze dell'ordine, politici. Il suo pantheon di amicizie era ampio. Un'eredità lasciata al figlio Giuseppe, Peppe Gambazza.

A Reggio Calabria, le cosche cittadine, le più ricche e inseritissime nella borghesia locale, hanno esponenti del calibro di Peppe De Stefano. Fino al suo arresto non aveva un soprannome. Poi quando ha lasciato la Questura in manette e dalla scalinata ha salutato i parenti con un caloroso “Ciao belli”, questa frase è entrata a far parte della sua identità. Suo zio Giorgio è invece l'Avvocato, di nome e di fatto visto che a Reggio indossava la toga e imbracciava il codice nelle aule di tribunale. I De Stefano hanno combattuto una violenta guerra dall'85 al '91 contro il clan Imerti. A capo di quest'ultimo gruppo c'è Nino Imerti: tarchiato e poco avvezzo al dialogo, è detto “Nano feroce”. Dal Nano al Supremo, ossia Pasquale Condello, il boss dei boss catturato dopo diciotto anni di latitanza. Introvabile, nonostante non si fosse mai spostato dalla sua città. Lui e il Nano sono alleati di ferro, lo erano durante la seconda guerra di 'ndrangheta, continuano a esserlo durante la pax mafiosa che ha piegato Reggio ai loro piedi. Della famiglia Condello fa parte pure “Micu u Pacciu”, Domenico il pazzo.

E a proposito di follia, Condello non è l'unico che vanta un epiteto così diretto e forse poco piacevole. A Roma per esempio il boss Michele Senese è detto “O pazzo”. Perché ha provato più volte, spesso riuscendoci, a gabbare i giudici presentando perizie mediche compiacenti. Così per molti anni si è evitato galere e processi. In questa banda di pazzi per finta, o per professione, c'è anche Nino Santapaola, il fratello del ben più noto Nitto Santapaola, “u Licantrupu”. Nino, a Catania, è conosciuto come “il Pazzo”. Ha trascorso molti anni negli ospedali psichiatrici giudiziari, poi la farsa è finita e ora è rinchiuso al 41 bis.

C'è chi invece al manicomio preferisce lo zoo. Domenico Vadalà, uomo della 'ndrangheta reggina, è per i fratelli di cosca “Micu u lupu”. E il capo 'ndrina di Siderno, paesone sullo Jonio reggino, è la Quaglia, “u Quaglia”. La “Papera” è invece Michele Pugliese, il figlio di “Culu musciu”. La famiglia Pugliese in fatto di alias è stata davvero sfortunata, nonostante godano di ottimi rapporti con il gotha della mafia calabrese. Ma in questo campo, dove la creatività detta legge, le raccomandazioni servono a ben poco. Per esempio non sarà affatto contento del suo soprannome Sebastiano Bruno, boss del siracusano conosciuto come “Neddu a crapa”, la capra. Mentre la somiglianza al personaggio dei cartoni animati è valsa a Rocco Barbaro di Platì, piccolo comune dell'Aspromonte, la nomea di “Topo Gigio”.

C'è poi l'uomo d'onore che porta sul corpo i segni delle battaglie. Ogni guerriero degno di questo nome ha una ferita di cui vantarsi, dei punti di sutura da ostentare o amputazioni di cui andare fiero che certificano la sua quasi immortalità. Felice Mallardo, per esempio, è detto “o Sfregiato”, Giuseppe Setola spietato killer dei Casalesi è “o Cecato” e Nicolino Grande Aracri, super boss della 'ndrangheta crotonese, è conosciuto con il soprannome di “Manuzza” (un incidente con il trattore gli ha provocato un grave danno alla mano) . Una sfortuna che condivideva con Gaetano Marino, esponente di primo piano degli Scissionisti di Scampia, ucciso a Terracina due anni fa. Per tutti era “Manuzza” o Moncherino, dato che aveva perso entrambe le mani per lo scoppio di un ordigno.

Anche il cibo può segnare per sempre l'identità di un capo mafia. Chi non ricorda le grandi abbuffate nelle scene del film il Padrino o dei Cento Passi? Al tavolo c'è sempre chi ingurgita più degli altri o beve senza sosta. E questo vale anche per i boss in carne ossa. L'ingordigia insomma è alla base del soprannome di Antonio Robertone, Ciccio Panza, e di Luigi Guida, “Gigino 'o drink”. Ma anche di “Angioletto 'o chiattone”, al secolo Angelo Ruocco.

A Roma, invece, i capi clan locali preferiscono guardare al glorioso passato della capitale. Carmine Spada, per esempio, è detto Romoletto. Il suo nemico Terenzio Fasciani è una grande cultore della storia del Risorgimento italiano. Lo chiamano infatti “Garibaldi” . E sulla capitale ha puntato molto Edoardo Contini, boss della camorra, tanto da fregiarsi del titolo di "o Romano".

/mafiaevolutionfilm.net/

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