Arrestato anche un libico. I nostri connazionali, avrebbero fatto
affari con Iran e Libia. Da alcuni sms emergerebbero contatti con i
rapitori di alcuni italiani nel 2015.
Il Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Venezia, su
ordine della Dda di Napoli, ha eseguito tra Roma, Napoli, Salerno e
L'Aquila il fermo di 4 persone indiziate di traffico internazionale di armi
e di materiale "dual use", di produzione straniera. Nel mirino anche
due italiani convertiti all'Islam e "radicalizzati", accusati di aver
introdotto elicotteri, fucili di assalto e missili terra aria, tra gli
altri Paesi, anche in Iran e Libia.Misura cautelare anche per un libico, che risulta però al momento irreperibile. Il traffico di armi, con Paesi soggetti a embargo, risalirebbe agli anni tra il 2011 e il 2015. I due italiani "radicalizzati" sarebbero due coniugi di San Giorgio a Cremano (Napoli): si tratta di Mario Di Leva e di Annamaria Fontana. L'uomo
si è convertito all'Islam con il nome di Jaafar. Indagato anche il
figlio. Agli atti dell'inchiesta c'è anche una foto in cui la coppia è
in compagnia dell'ex presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad. Ci sono
anche foto che riprendono i coniugi con elicotteri militari sovietici o
altri personaggi di rilievo dei Paesi del Medio Oriente.
Contatti con i rapitori di italiani in Libia via whatsapp -
Dalle intercettazioni emersi presunti contatti tra i coniugi fermati e i
rapitori di quattro italiani sequestrati in Libia nel 2015. La
circostanza sarebbe venuta alla luce da alcuni whatsapp di poco
successivi al sequestro in cui i due facevano riferimento alle persone
già incontrate qualche tempo prima, alludendo a loro come autori del
rapimento. Il sequestro si concluse, a marzo del 2016, con la morte di
due italiani, Fausto Piano e Salvatore Failla mentre gli altri due
rapiti, Gino Pollicandro e Filippo Calcagno, riuscirono a fuggire.
In particolare ci sono messaggi che risalgono alla sera del 22 luglio
2015 in cui Mario scrive alla moglie Annamaria "Hey, hanno rapita
quattro italiani in Libia". Risposta: "Già fatto, notizia vecchia, già
sto in contatto". Ancora lei: "Ce li hanno proprio quelli dove noi siamo
andati, già sto facendo, già sto operando con molta tranquillità e
molta cautela". I pem non eslucdono "una loro possibile attività nel
complicato meccanismo di liberazione che solitamente avviene tramite il
pagamento di riscatti o la mediazione con altri affari ritenuti di
interesse dai miliziani".Legami con il capo dell'Isis in Maghreb - Gli appunti
rinvenuti nel computer di Mario Di Leva fanno riferimento a un incontro
con Hamed Margani, indicato come rappresentante di Abdel Hakim Belhaj.
Quest'ultimo, fanno sapere le autorità, è considerato "combattente
islamista e comandante dei ribelli anti Gheddafi della guerra civile
libica iniziata nel 2011". "E' un noto combattente islamista - scrivono i
magistrati - ed è stato membro del Gruppo dei combattenti islamici
libici, nonché indicato come capo dell'Isis in Maghreb".
Coinvolto l'a.d. della Società italiana elicotteri
- Il terzo italiano è l'amministratore delegato della Società italiana
elicotteri, Andrea Pardi, che era già stato coinvolto in un'altra
inchiesta su traffico di armi e reclutamento di mercenari tra Italia e
Somalia. Insulti ai coniugi all'uscita di casa
- All'uscita dalla loro abitazione in piazza Tanucci, i coniugi
radicalizzati sono stati bersaglio di insulti e offese. I due sono
usciti a testa alta, accennando a un sorriso prima di entrare nelle auto
della Guardia di finanza. La donna è conosciuta a San Giorgio per il
suo impegno politico negli anni '90.
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