Feature 3

21/02/17

febbraio 21, 2017

Un cocktail di anticorpi monoclonali ottenuti da animali infettati col virus dell’ebola. Un farmaco però ancora solo sperimentale, ma niente affatto segreto

 

 

L’ultimo bollettino con gli aggiornamenti rilasciati dall’Organizzazione mondiale della sanità non basta a tracciare il quadro globale dell’epidemia di ebola che si è abbattuta sull’Africa Occidentale. La conta dei casi di infezione e delle vittime (arrivata ormai ad 887) illustra sì quello che sta succedendo nel continente africano, il più colpito dal virus, ma anche fuori i confini di Sierra Leone, Liberia, Guinea e Nigeria si teme per la diffusione di ebola. La British Airways ha sospeso i voli da e per due dei paesi maggiormente interessati dall’epidemia (Liberia e Sierra Leone) fino alla fine di agosto, e casi sospetti si segnalano in Arabia Saudita e in Usa. Qui intanto – mentre l’Oms si riunisce a Ginevra per decidere, visti gli ultimi sviluppi, di adottare nuove misure nella lotta al virus – i due americani infettati dal virus in Africa durante le missioni di assistenza sanitaria migliorano dopo la somministrazione di un siero anti-ebola, riferisce la Cnn. Ma di che cosa si tratta?
Il farmaco somministrato Nancy Writebol e Kent Brantly si chiama ZMapp ed è un trattamento sperimentale sì, ma tutt’altro che segreto, come spiega il Cdc americano (Centers for Disease Control and Prevention).
Sviluppato dalla Mapp Biopharmaceutical Inc. di San Diego il medicinale non è mai stato studiato sull’essere umano per provarne il profilo di sicurezza ed efficacia (ovvero non è ancora stato testato nei trial clinici). ZMapp è un farmaco a base di anticorpi monoclonali (3 diversi tipi) che si legano a proteine presenti sulla superficie del virus di ebola. In pratica al paziente si fornisce, attraverso il farmaco, una risposta immunitaria preconfezionata (ottenuta da animali infettati col virus) contro il patogeno. Ma non è detto che questa funzioni.
Al momento il trattamento standard contro ebola resta la somministrazione di terapie di supporto e ZMapp si è mostrato efficace solo in scimmie infettate col virus, ma se somministrato in un tempo ristretto a seguito del contagio (48 ore). Come scrive The Atlantic infatti la somministrazione effettuata al di fuori di questa finestra temporale non è bastata a curare un’altra scimmia infettata dal virus.
Quel che è lecito aspettarsi però è che – malgrado la natura del tutto sperimentale del farmaco, quindi l’assenza di studi clinici che ne attestino il profilo di sicurezza e l’eventuale efficacia su un cospicuo numero di pazienti, e la sua limitata disponibilità – se ZMapp continuerà ad ottenere miglioramenti nei pazienti americani, le richieste del farmaco cresceranno. E l’Fda, l’organo americano che si occupa della regolamentazione dei farmaci, potrebbe scegliere di autorizzare la somministrazione di ZMapp come farmaco sperimentale d’emergenza (con modalità assimilabili a quelle delle cure compassionevoli), ma al momento non è chiaro se l’autorità abbia o meno concesso il via libera per il medicinale in questione. Infatti ZMapp sarebbe stato somministrato inizialmente in Liberia nei pazienti americani, fuori dai confini di competenza dell’Fda, e per intercessione dell’organizzazione umanitaria operante nel paese, la Samaritan’s Purse.

/mafiaevolutionfilm.net/

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