Uno studio di MareTerra, ente di ricerca non-profit, ipotizza che esistano delle differenze di linguaggio tra i gruppi di tursiopi del Mediterraneo.
Un linguaggio complesso
Che i delfini siano animali estremamente loquaci è cosa nota: hanno un udito molto sviluppato ed emettono suoni di frequenze diverse, che servono a navigare, comunicare fra loro e alimentarsi. Adesso un gruppo di ricercatori di "MareTerra - Environmental research and conservation" - ente non-profit di ricerca e divulgazione scientifica con sede ad Alghero - che sta portando avanti un nuovo studio in collaborazione con le aziende Progetto Natura e Nauta-rcs e con il sostegno delle Università di Sassari e di Palermo, ha avanzato una nuova ipotesi: il repertorio acustico di questi mammiferi potrebbe cambiare in relazione al contesto geografico, sociale e antropico.Studiando il linguaggio dei tursiopi del Mediterraneo - una delle specie più diffuse di delfini - e confrontando le emissioni vocali delle popolazioni che vivono nel nord della Sardegna con quelle che popolano i tratti di mare intorno a Lampedusa, i ricercatori hanno ipotizzato che fra i diversi gruppi esistano differenze nel modo di comunicare.
"I tursiopi 'sardi' e quelli 'siciliani' non entrano in contatto fra loro, perché non si muovono a così lunghe distanze", spiega Gabriella La Manna, biologa marina, presidente di MareTerra e collaboratrice del Dipartimento di Scienza della Natura e del Territorio dell'Università di Sassari. "È probabile che l'isolamento in gruppi generi una diversificazione dei segnali acustici emessi da questi animali, e quindi anche differenze di 'linguaggio': per semplificare in modo estremo, è come se le diverse popolazioni parlassero 'dialetti' diversi. Ma dobbiamo terminare lo studio prima di averne una conferma".
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