NEL SOLE SI SON FORMATI DUE ENORMI BUCHI NERI CORONALI
Le immagini delle ultime ore riprese dalle sonde solari della Nasa mostrano un fenomeno inedito che sta interessando il nostro Sole: la presenza di due massicci buchi coronali, uno dei quali è il più grande mai rilevato. Sono incredibilmente estesi tanto che uno dei due copre quasi il 10% della superficie totale del Sole.
C'è una bella canzone di Adriano Celentano intitolata "Si è spento il Sole", un evento del tutto improbabile, che si verificherà solo quando la nostra stella concluderà il suo ciclo vitale.
Eppure, osservando le ultime immagini scattate dalle sonde solari della Nasa, si ha proprio l'impressione che il Sole si stia spegnendo o, quanto meno, oscurando.
Nelle immagini si vedono chiaramente due grosse macchie scure, ovvero due buchi coronali, talmente estese da interessare circa il 10% della superficie totale del Sole.
La macchia più grande si trova vicino al polo sud e si estende su circa il 7% della superficie solare, circa 230 miliardi di chilometri, uno dei più grandi buchi coronali mai osservati dagli scienziati. Il buco più piccolo, invece, misura "solo" 6, 5 miliardi di chilometri.
È la seconda volta nell'anno che la Nasa individua il singolare fenomeno. Il Sole, infatti, ha cominciato il 2015 con un evento misterioso, ovvero un enorme buco nei pressi del polo sud che ha lasciato perplessi gli scienziati.
C'è da preoccuparsi? È la stessa Nasa a spiegare di cosa potrebbe trattarsi: "I cosiddetti 'buchi coronali' sono zone in cui la corona del sole è più scura, la temperatura più fredda delle aree circostanti e il plasma ha una minore densità. Posso creare tempeste solari in grado di influenzare anche la Terra".
Il vento solare è costantemente emesso dal Sole, ma diventa più intenso quando compaiono i buchi coronali. Questo potrebbe costituire un pericolo per il nostro pianeta: le emissioni di particelle solari potrebbero essere letali.
Fortunatamente, l'atmosfera funziona da scudo protettivo. Tuttavia, tempeste solari particolarmente intense potrebbero avere effetti significativi sul nostro pianeta.
All'inizio di quest'anno, Ashley Dale, membro di una task force internazionale soprannominata "Solarmax" ha avvertito che le "super-tempeste solari" rappresentano una minaccia costante e catastrofica per la vita sulla Terra.
Eventi di sufficiente intensità potrebbero lacerare zone del campo magnetico che circonda la terra, causando picchi di correnti elettriche nel terreno e nelle linee di trasmissione aeree, distruggendo i componente elettrici e causando diffuse interruzioni di corrente.
Secondo Dale è solo una questione di tempo prima che una tempesta solare particolarmente violenta investa la Terra. Un evento del genere causerebbe il caos nei sistemi di comunicazione satellitare e nei trasformatori elettrici, rendendo impossibili servizi essenziali come le comunicazioni, i trasporti e la medicina d'urgenza.
In pochi minuti, il mondo sarebbe catapultato nel Medio Evo: senza corrente elettrica non si potrebbero conservare gli alimenti, non ci sarebbe acqua corrente per i servizi igienici, non funzionerebbero le pompe per il rifornimento di benzina e non si potrebbe utilizzare denaro elettronico.
"La paralisi del sistema fognario genererebbe epidemie che nei grandi centri urbani si diffonderebbero rapidamente, con il ritorno di malattie che pensavamo di esserci lasciati alle spalle secoli fa", commenta Dale.
La più grande super-tempesta solare mai registrata si è verificata nel 1859 ed è conosciuta come "Evento Carrington", dal nome dell'astronomo inglese Richard Carrington che individuò l'eruzione solare che la generò.
Questa massiccia tempesta rilasciò circa 1.022 Kj di energia, l'equivalente di 10 miliardi di bombe di Hiroshima. Tuttavia, il suo impatto sulla popolazione umana fu relativamente lieve, dato che le infrastrutture tecnologiche non erano ancora largamente diffuse.
Secondo Dale, questi eventi non solo sono possibili, ma inevitabili. Gli scienziati della Nasa hanno stimato che i fenomeni di livello "Carrington" si presentano in media ogni 150 anni. Questo significa che attualmente c'è un ritardo di cinque anni e che la probabilità che si presenti qualcosa del genere entro i prossimi dieci anni è pari al 12%.
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